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Racconti Horror: L'Atelier delle Anime Spezzate - Capitolo 1

Nel cuore di un antico paese, circondato da boschi oscuri e lontani dalla civiltà moderna, sorgeva un piccolo atelier di bambole, un luogo fuori dal tempo, noto come "L'Atelier delle Anime Spezzate". 

La sua facciata esterna, dall'architettura gotica, è decorata con intagli intricati e finestre con vetrate colorate che proiettano una luce fioca nel buio circostante.

L'entrata dell'atelier è segnata da una porta massiccia, ornata da dettagli intricati che sembrano sussurrare antiche storie. All'interno, la penombra regna sovrana, e il suono leggero del vento che sibila attraverso le fessure accentua il clima di mistero. Candele tremolanti disposte strategicamente rivelano scaffali affollati di bambole dall'aspetto sinistro e dettagli macabri.

Il pavimento di legno scuro scricchiola sotto i passi, e l'aria è permeata da un profumo leggermente ossidato. Sulle pareti, ritratti sbiaditi di figure misteriose e antiche pergamene illustrano la storia tormentata dell'atelier. Un grande specchio d'epoca, dalla cornice scolpita, riflette la luce in modi che sembrano quasi vivi.

Al centro dell'atelier si trova un tavolo da lavoro, coperto di attrezzi intricati, fili e tessuti. È qui che la signora Ivette crea le sue bambole dotate di una bellezza spettrale. Sulle mensole, piccoli altari mostrano oggetti rituali e antichi simboli, svelando il lato esoterico delle creazioni dell'atelier.

La sensazione di un'energia potente, ma inquietante, permea l'atelier, rendendolo un luogo dove si intrecciano l'arte macabra e il soprannaturale. È un luogo in cui il confine tra il reale e l'incantato si dissolve, creando un palcoscenico oscuro per le vicende avvincenti che si svolgono tra le sue pareti.

La proprietaria, la misteriosa signora Ivette,  era famosa per le sue bambole dal realismo spaventoso, ciascuna un'opera d'arte macabra. Avvolta in abiti scuri e imponenti, il suo sguardo penetrante e i lunghi capelli grigi spettinati creano un'aura di mistero interno a lei. Con un sorriso sottile, sembra conoscere segreti oscuri che vanno oltre il visibile.

Le bambole sembravano avere vite proprie, occhi che seguivano i visitatori e sorrisi deformi che facevano rabbrividire chiunque li vedesse. Tuttavia, la signora Ivette garantiva che fossero solo illusioni ottiche, ma la leggenda del paese narrava una storia diversa...

Si diceva che le bambole fossero fatte con pezzi di anime infrante, anime che erano state imprigionate in oggetti inanimati come punizione per antichi peccati. Le anime, desiderose di riscatto, cercavano di comunicare attraverso le bambole, e alcuni abitanti del paese giuravano di aver sentito sussurri inquietanti provenire dall'atelier di notte.


Un giorno, una giovane curiosa di nome Isabella decise di visitare l'Atelier delle Anime Spezzate. 

Mentre attraversa l'atelier, la luce fioca delle candele danza sulle pareti, creando ombre sinistre intorno alle bambole disposte in modo assortito.

Il tavolo centrale, cuore pulsante dell'atelier, è ornato di bambole dalle espressioni misteriose e dettagli macabri. Isabella si avvicina lentamente, il suono dei suoi passi che si fondono con il crepitio del pavimento. Gli occhi delle bambole sembrano seguirla, e il vento che sibila attraverso le fessure contribuisce a creare un'atmosfera surreale.

Quando Isabella si ferma davanti a una particolare bambola, la sua mano si solleva come se fosse attratta da un'energia invisibile. Gli occhi della bambola la fissano con intensità, sembrando quasi implorare di essere notata. Isabella può percepire un'aura di tristezza in quegli occhi inanimati e sente un legame quasi spirituale con l'opera d'arte sinistra di fronte a lei.

La signora Ivette, in silenzio fino a quel momento, osserva con occhi penetranti, interpretando forse il destino che si dipana tra Isabella e la bambola scelta. Il momento si carica di un'anticipazione silenziosa, mentre Isabella, guidata da una forza più grande, decide di acquistare quella particolare bambola. È un passo audace in un mondo oscuro e affascinante, dove il confine tra il tangibile e l'incantato è sottile come una tela di ragno intessuta da forze oltre la comprensione umana.



Isabella portò la bambola a casa e notò subito qualcosa di strano. Di notte, la bambola di nome Cassandra, si animava in modo inquietante. Mentre la casa era avvolta nell'oscurità, la silhouette di Cassandra prendeva vita, muovendosi silenziosamente attraverso le stanze con una grazia eterea.

Il suono dei suoi piccoli passi si faceva udire solo appena, quasi come un sussurro nel buio. Gli occhi della bambola, che erano apparsi inanimati durante il giorno, ora brillavano di una luce tenue e misteriosa. Cassandra sembrava esplorare la casa con una curiosità propria, come se fosse guidata da una forza invisibile.

La bambola si soffermava di fronte a vecchi oggetti, come se riconoscesse ciascun angolo della casa. Le sue mani articolate si muovevano con grazia, toccando delicatamente i mobili e gli oggetti personali di Isabella. Ad intervalli regolari, emetteva melodie tristi, un richiamo di note che sembravano provenire da un tempo lontano.

Isabella, all'inizio spaventata da questi eventi notturni, iniziò a percepire che Cassandra non era una minaccia, ma sembrava piuttosto intrisa di una tristezza profonda. Le melodie che emetteva sembravano raccontare storie dimenticate e lontane, trasmettendo un senso di nostalgia e rimpianto.

Le visite notturne di Cassandra divennero un rituale silenzioso. La bambola, animata da un'energia ancestrale, sembrava cercare una connessione con il passato, come se portasse con sé le tracce di vite e esperienze passate. Isabella, affascinata e commossa dalla presenza di Cassandra, cominciò a intravedere nei movimenti della bambola una sorta di messaggio enigmatico, e si sforzò di comprendere il significato di queste notti di melodie e movim
enti nell'oscurità.



Isabella decide di indagare...

Vuole scavare a fondo e una notte va ad esplorare l'atelier; nel silenzio spezzato solo dallo scricchiolio del pavimento, Isabella si imbatte in un antico libro polveroso nascosto in un angolo remoto.

Le pagine del libro rivelano storie segrete e misteri celati dietro le porte chiuse dell'atelier. Isabella, con occhi ampi e increduli, legge di rituali oscuri che coinvolgono bambole animate e anime intrappolate. Le parole sulla pagina descrivono la signora Ivette come la custode di un potere magico che ha portato alla creazione di creature dalle anime spezzate.

La giovane donna apprende di inganni e tradimenti, di anime imprigionate per soddisfare un oscuro patto. Gli occhi delle bambole, che un tempo aveva considerato affascinanti, ora sembrano guardarla con un'intensità che trasmette dolore e disperazione. Isabella si trova improvvisamente al centro di una tela di inganni, intrappolata in un mondo dove la bellezza si scontra con l'oscurità.

Il racconto rivela che l'atelier è stato costruito su un terreno fertile di rituali e incantesimi, una dimora in cui le anime hanno pagato un prezzo alto per dare vita alle bambole. La signora Ivette emerge come una figura ambigua, coinvolta in un gioco di potere oscuro e misterioso che va oltre la comprensione di Isabella.

Il senso di tradimento e la rivelazione delle oscure pratiche all'interno dell'atelier gettano Isabella nell'abisso di un dilemma morale. Deve ora confrontarsi con la scelta di divulgare la verità, cercando di liberare le anime intrappolate, o restare immersa nell'oscurità del segreto, portando con sé il peso di una conoscenza che ha cambiato per sempre il modo in cui percepirà il suo mondo.

Così inizia un'avventura oscura e contorta tra il mondo reale e l'aldilà, dove il destino di Isabella e delle anime spezzate si intreccia tra gli orrori di tempi immemorabili....

continua..........

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